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  A Circular Quay tirava un vento incredibile. Una scuola stava facendo un picnic sul prato, accanto al museo d’arte moderna. Tutti i bambini indossavano ridicoli cappelli con la veletta. Il Quay è una passeggiata che si appoggia pigra sull’acqua della baia di Sydney e lecca le gambe della città. Sulla sinistra c’è il ponte, a destra l’Opera House. Lo skyline coi grattacieli che riflettono il cielo blu elettrico non sembra nemmeno così orribile. Passai accanto a un uomo anziano con una camicia bianca molto larga che diceva alla moglie:...

La mattina dopo ci svegliammo all’alba. Era il gran giorno. Ci dirigemmo verso l’Esplanade, con l’alba che ammiccava in fondo ad un cielo pieno di nuvole bianche, rendendo il tutto epico e sognante. Arrivammo al molo, pieno di navi che facevano escursioni sulla barriera. Ogni cosa che galleggiasse e che riuscisse a portare a bordo almeno un passeggero aveva nomi come “Barrier Express” o “Reef & Sun”. La nostra faceva la sua figura, là in mezzo. Era a tre piani, bianca e blu, solida. Porgemmo i nostri documenti...

  L’Anzac è la festa nazionale più sentita dagli australiani, e per semplice coincidenza cade proprio nel giorno della Liberazione in Italia (anche se non hanno niente da spartire). In tutta l’Australia si fa una parata a cui partecipano i reduci delle due guerre. Rett, il nonno di Skye, ogni anno sfilava per le strade della città coi suoi ex compagni di reparto. Quelli ancora vivi, s’intende. Le strade erano chiuse al traffico. Rett arrivò vestito in maniera impeccabile, giacca a righe e un pantalone di velluto. Salutò i suoi...

– Scovai un muro pieno di nomi. Era il Welcome Wall, e quelli erano solo alcuni dei milioni di emigranti che avevano fatto di Oz la loro casa. Dando un’occhiata veloce, si trovavano tantissimi nomi italiani. Ti chiedevi come doveva essere stato, arrivare dopo un viaggio così lungo in una terra sconosciuta, dove fa caldo a dicembre e freddo ad agosto. C’erano delle frasi di alcuni emigranti. Alcuni dicevano di essere scoppiati a piangere, all’arrivo. Altri avevano paura. Non vedevano città, case, niente. Un’altra lingua, un altro clima....

  A casa ci preparammo per la serata. Non avevo buon feeling col cenone della vigilia. Mi era sempre sembrato la forma di tortura più assurda, costosa e masochista che ci fossimo inventati per le feste. In Australia, scoprii, ognuno faceva quel che cazzo gli pareva. I ragazzi se ne andavano nei pub – che per l’occasione organizzavano mega feste alcoliche. I genitori restavano a sbronzarsi a casa. Ah, lo spirito natalizio. Io, Skye e Valerio andammo al Salty Hotel. Era l’evento più grande di tutta la zona. Si diceva che arrivavano...

  – Skye ed io uscimmo ad aspettare l’autobus per la città. Era prestissimo e già c’era fila per salire. Riuscimmo miracolosamente a trovare due posti liberi. La gente aveva facce terribili, facce stitiche, già svuotate. Ti veniva da chiederti come avrebbero fatto ad affrontare 5, 8, 10 ore di lavoro con quelle facce lì.  Sembravano già finiti prima di cominciare. Li mandavano avanti come pupazzetti. Avrei trovato normale se qualcuno si fosse alzato e si fosse messo a urlare e mandare tutti affanculo, invece non accadde nulla. Le...

  Il Pacifico era proprio davanti a me. Ci guardavamo incerti, come amici che non si sono mai visti ma sono amici lo stesso. Amici che pensano che dovrebbero abbracciarsi ma sono troppo emozionati per fare qualsiasi cosa. Avevo davanti quella distesa blu che si confondeva con il cielo e con tutti quei sogni che avevo fatto senza crederci, molti anni prima. Lasciai che l’oceano mi entrasse dentro. Guardai l’orizzonte dal quale ero venuto, e capii che ne esistevano tanti altri. [image_with_text image='http://www.natividigitaliedizioni.it/wp-content/uploads/2015/09/14-500x500.jpg?04ca9d' title='' title_color='' title_tag='']   [/image_with_text] Sydney è una città perfetta per quando ti senti...

  – Scovai un muro pieno di nomi. Era il Welcome Wall, e quelli erano solo alcuni dei milioni di emigranti che avevano fatto di Oz la loro casa. Dando un’occhiata veloce, si trovavano tantissimi nomi italiani. Ti chiedevi come doveva essere stato, arrivare dopo un viaggio così lungo in una terra sconosciuta, dove fa caldo a dicembre e freddo ad agosto. C’erano delle frasi di alcuni emigranti. Alcuni dicevano di essere scoppiati a piangere, all’arrivo. Altri avevano paura. Non vedevano città, case, niente. Un’altra lingua, un altro clima....