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  Desideravo semplicemente scrivere qualcosa che riflettesse quello che avevo dentro di me. Era una sensazione molto forte che non lasciava spazio ad altro, così mi sono messo seduto al tavolo senza pensare al prima e al dopo, e mi sono messo al lavoro. E mentre scrivevo mi divertivo, provavo una naturale sensazione di libertà. Ancora una volta in ritardo con le recensioni e con una lunga lista da smaltire, ricomincio da “Il mestiere dello scrittore” di Murakami (Einaudi). Come ben sapete, ho una predilezione per l’autore giapponese, e occupandomi...

La mattina dopo ci svegliammo all’alba. Era il gran giorno. Ci dirigemmo verso l’Esplanade, con l’alba che ammiccava in fondo ad un cielo pieno di nuvole bianche, rendendo il tutto epico e sognante. Arrivammo al molo, pieno di navi che facevano escursioni sulla barriera. Ogni cosa che galleggiasse e che riuscisse a portare a bordo almeno un passeggero aveva nomi come “Barrier Express” o “Reef & Sun”. La nostra faceva la sua figura, là in mezzo. Era a tre piani, bianca e blu, solida. Porgemmo i nostri documenti...

Questa mattina sono uscito in giardino ed era lì. Il cielo basso, costretto da nuvole grigie in uno spazio senza respiro, nuvole frustate da un vento adatto a spingere galeoni alla scoperta del mondo e a farci sentire nudi, infreddoliti, nella nostra vita dove tutto ormai è stato scoperto, conquistato e infine rovinato. L’inverno è arrivato anche qui, in questa parte di mondo al contrario. Lo aspettavamo, e ne siamo sempre sorpresi. Non io, però, non stavolta. Quando l’inverno te lo porti appresso, in una serie di momenti e umori...

  destino di gatto steso al sole di ossa lasciate ad asciugare di calendario costretto a saltare i giorni buoni di furti ai galeoni sotto stelle vere e finte con le guardie già pronte in spiagge notturne destino di barchetta carica di tesori nella penombra e un oscillare un oscillare tale che il naufragio sembra l’unico destino possibile. Marco Zangari © 2017...

Se dovessi amare il mio prossimo come me stesso, sarei un serial killer. Partiamo dal presupposto che quando parlo di Tiziano Sclavi, non posso essere imparziale. Ammetto di essere un fan di Dylan Dog della prima ora –quello quando ogni storia era un capolavoro, che già cominciavi a innamorartene dalla copertina appesa all’edicola in quell’appuntamento mensile che era un piacere che non tornerà più. Sclavi non aveva creato solo un personaggio che funzionava o delle atmosfere azzeccate: aveva creato un genere completamente nuovo, qualcosa che non c’era prima in...

Ragazzo che cammina da solo silenzioso quasi adulto passa e noi lo guardiamo pensiamo chissà cosa gli gira in testa chissà cosa trama avrà già capito tutto avrà capito come va avrà dovuto capire è geniale è pazzo è sicuramente pericoloso ci odia, ci odia tutti ha qualcosa che non va dobbiamo lasciarlo stare Pericoloso, pensiamo, pazzo mentre lui è già passato senza che nessuno si sia chiesto se quello è soltanto un ragazzo che cammina da solo. Marco Zangari © 2016...

Quel lasciarmi andare alla deriva, da un lavoro all’altro, a volte da una città all’altra, era parte inegrante dell’uomo che ero. Ero quasi sempre fuori contesto, in qualunque contesto. L’idea era quella di mettermi alla prova, sperimentare. Le mie erano sfide mentali senza sottintesi negativi. Niente in gioco. Jeffrey Lockhart è un uomo di mezza età che, come suggerisce la citazione in alto, vive alla giornata, senza un obbiettivo chiaro nella vita, portandosi dietro il dolore della morte della madre, con cui aveva un rapporto speciale, quasi da amici,...

  il cielo stellato disteso sopra le palme dell’estate finita e di quella mai arrivata la cassetta delle lettere piena di avvisi di garanzia pubblicità di pizze e memorandum d’innocenza che finiscono per mischiarsi le auto che sfrecciano ubriache la sveglia presto il tutto da fare rimandare aspettare cercare pace nell’ultima sigaretta del giorno spegnere sperare solo questo.     Marco Zangari © 2017...

  Il cielo era sempre di un grigio malato, irreale, tanto da sembrare una cupola, o una di quelle bocce con dentro case disegnate e neve finta. Invece delle case disegnate, la colonna si muoveva in un panorama spoglio, brullo. Pochi alberi si frapponevano tra il gruppo che avanzava e l’orizzonte, che andava a perdersi dove l’occhio non poteva arrivare. L’aria stessa sembrava in attesa, come se dovesse piovere da un secondo all’altro ma poi non pioveva mai –e di quella pioggia tutti, per qualche motivo, sembravano aver bisogno. Bill Myer...

No, quella che mi fa veramente paura è la gente che beve come oro colato le parole dei tipi come Aoki, che ci crede incondizionatamente. Le persone che si lasciano incantare, che seguono in massa qualcuno che non produce niente, non capisce niente, ma parla bene, in maniera persuasiva. A queste persone non passa neanche per l’anticamera del cervello che potrebbero sbagliarsi. Non riescono neanche a immaginare che possono ferire qualcuno irreparabilmente, senza motivo. Non si assumono la minima responsabilità degli effetti della loro condotta. Sono loro, quelli...