“L’elefante scomparso e altri racconti” – Murakami Haruki

No, quella che mi fa veramente paura è la gente che beve come oro colato le parole dei tipi come Aoki, che ci crede incondizionatamente. Le persone che si lasciano incantare, che seguono in massa qualcuno che non produce niente, non capisce niente, ma parla bene, in maniera persuasiva. A queste persone non passa neanche per l’anticamera del cervello che potrebbero sbagliarsi. Non riescono neanche a immaginare che possono ferire qualcuno irreparabilmente, senza motivo. Non si assumono la minima responsabilità degli effetti della loro condotta. Sono loro, quelli di cui ho paura.

Per recuperare con un po’ di recensioni arretrate (come sempre), inizio con l’ennesimo Murakami, autore di cui spesso parlato qui, e che mi piace parecchio. L’ho comprato in un momento in cui stavo per affrontare un viaggio difficile, sperando che mi portasse un po’ altrove con la sua prosa leggera e poetica, e ha mantenuto perfettamente la promessa.
L’elefante scomparso e altri racconti” (Einaudi) racchiude una serie di storie dell’autore giapponese, dai primi anni ’80 alla fine dei Novanta. Per un patito di racconti come me, che aveva già apprezzato il più recente “Uomini senza donne”, c’era curiosità riguardo la sua produzione più antica. Il libro si fa leggere come sempre, e questa non è una novità –rappresentata, invece, dalla varietà di registri e toni delle varie storie. Sempre mantenendo quella vena surreale, quella sensazione di sospensione, quel simbolismo potente, i racconti differiscono molto tra loro. Si va da quello più allegorico (e politico) come “Il nano ballerino”, alle storie di formazione come “L’ultimo prato del pomeriggio” e “Affare di famiglia”, passando per il suggestivo e malinconico “L’elefante scomparso”, che da il titolo alla raccolta. I temi sono quelli cari a Murakami: la crescita, la dimensione individuale, il rapporto di coppia, la fantasia. Molto interessante “Sonno”, storia di una casalinga dalla vita noiosa e ripetitiva che un giorno, improvvisamente, smette di dormire e comincia ad utilizzare quel tempo, solitamente passato a letto, leggendo, ascoltando musica, andando in giro per la città –in una parola, vivendo.
Il racconto che però vale da solo il prezzo del biglietto, per me, è “Silenzio”, storia che chiude la raccolta. Un uomo seduto al bar con un estraneo, comincia a raccontare la sua storia di adolescente taciturno, immerso nei libri –diverso, a modo suo, ma non infelice. Questo finché nella sua strada non si mette Aoki, il classico “primo della classe”, che riuscirà, con un’accusa infamante, a manipolare abilmente compagni di classe e insegnanti, rovinandogli quegli anni e facendola franca –perché quelli come Aoki sono pericolosi, dice l’uomo, ma lo sono ancora di più coloro che gli credono acriticamente, senza farsi domande, senza verificare. Un racconto scorrevole come tutti, intriso di tristezza, costruito con una sapienza e una sensibilità che solo un maestro come Murakami riesce a sfoggiare.
Da leggere.

Dello stesso autore ho recensito:

Uomini senza donne;
L’incolore Tazako Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio;
Kafka sulla spiaggia.

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