Scrittore Latino Australiano | Marco Zangari
Scrittore italiano emigrato a Sydney, autore di Latinoaustraliana, che racconta la vita dei giovani italiani trasferiti in Australia in cerca di lavoro.
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Prima dei racconti e di “Latinoaustraliana”, la poesia è stata a lungo la mia forma espressiva preferita perchè, come disse qualcuno, “la poesia dice troppo in poco tempo, il romanzo dice poco e ci mette una vita”. La scuola non me l’aveva fatta amare e, come molti, spesso pensavo di “non capirla”, che fosse qualcosa di troppo lontano, un gioco di parole e poco altro. Per questo decisi di scrivere delle poesie che non sembrassero nemmeno fatte di versi e termini astratti, ma che fossero pezzi di vita...

Quando mi trasferii in Australia per la prima volta, nel 2007, e vivevo di lavoretti faticosissimi e incertezza assoluta, mi resi conto che esisteva un numero impressionante di ragazze e ragazzi italiani che stavano vivendo la mia stessa esperienza, e di cui non si sapeva praticamente niente. Per questo motivo decisi di ritagliarmi un po’ di tempo alla sera, quando tornavo dopo aver servito ai tavoli o raccolto frutta o scaricato casse, e mettermi a scrivere di questi ragazzi, ignorati dal loro Paese e messi a dura prova...

A vent’anni vivevo tra Roma e la Sicilia ed ero simile a molti altri ventenni: confuso, arrabbiato, affamato e insoddisfatto. Mentre il mondo contava i giorni alla fine della mia giovinezza, pronto a riscuotere tutti gli arretrati, sentivo che c’era sempre meno posto per quelli come me. Cercai un rifugio tra le pagine dei libri che leggevo, ma era come se stessero sempre descrivendo qualcos’altro. Tra tutte quelle parole, non ce n’era nessuna che parlasse di noi, di come ci sentivamo, di come vivevamo, sognavamo e fallivamo. Decisi così...

  A casa ci preparammo per la serata. Non avevo buon feeling col cenone della vigilia. Mi era sempre sembrato la forma di tortura più assurda, costosa e masochista che ci fossimo inventati per le feste. In Australia, scoprii, ognuno faceva quel che cazzo gli pareva. I ragazzi se ne andavano nei pub – che per l’occasione organizzavano mega feste alcoliche. I genitori restavano a sbronzarsi a casa. Ah, lo spirito natalizio. Io, Skye e Valerio andammo al Salty Hotel. Era l’evento più grande di tutta la zona. Si diceva che arrivavano...

  Che poi, a dirla tutta, io qui nemmeno ci volevo venire. È stato solo per necessità. Sì vabbè, l’idea romantica del Paese dall’altra parte del mondo, il sole, i canguri, le stagioni al rovescio e tutte quelle cose lì. Ma se fosse dipeso da me, qui non ci avrei mai messo piede. Quando le cose hanno smesso di dipendere da me? Mi trovavo bene dov’ero. Lì sulla Tiburtina, chi mi veniva a prendere? Stavo come un re. Mi ero riuscito a laureare in tempo, pure se di soldi non ce n’erano mai...