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Nel lontano 2007, io e un altro mio amico decidemmo di aprire un blog che fosse un po’ diverso dagli altri –qualcosa che a metà tra un forum, una community e una chat di gruppo (e che in qualche modo anticipò gli scambi sui social network).

Nacque così l’Hotel Morgana, luogo virtuale ma anche estremamente reale, non solo perchè ne esiste davvero uno (che mi ha ispirato una poesia, che dà a sua volta il titolo al blog), ma perchè sul Morgana le persone potevano conoscersi, scambiarsi impressioni, mandarsi a quel paese, ignorarsi o collaborare.

L’Hotel Morgana è un albergo di quelli a ore, come si usava un tempo, dove ognuno può prendere una stanza o fermarsi nel bar giusto il tempo di un mojito.
Dal 2007 ad oggi, più di 35 persone si sono fermate qui a raccontare la propria storia, a discutere di temi profondi o immense frescacce, a farsi forza o aspettare insieme l’alba.
Da tempo ho una stanza al Morgana, con il balcone puntato verso il mare e le pareti arrostite dal sole –e tra quelle pareti ho raccontato le prime storie di “Latinoaustraliana”, condiviso le poesie che sarebbero finite su “Rivoluzione”, scritto recensioni, e in generale ho trovato sempre un punto di riferimento a prescindere dalle distanze geografiche.

Anche se lo ignorate, c’è sempre una stanza che vi aspetta all’Hotel Morgana.

Non dimenticate una cosa, però: il minibar si paga a parte.

Benvenuti all’Hotel.

Caro zio, nonostante me lo riprometta ogni volta, dimentico sempre una regola fondamentale della vita: mai mettere insieme settembre e De Andrè. Stavolta magari qualche scusa ce l'avevo, avendo mancato gli ultimi 4 settembre italiani. Eppure il settembre è luogo dell'anima, umido e irrisolto, malinconico e sospeso. E noi, in quel luogo, ci sguazzavamo alla grande. Il settembre al mare, qui nella mia Liuzzo City, voleva dire tante cose: esami universitari preparati di corsa per evitare il militare, lunghi pomeriggi di pioggia, solitudini estreme come non ci fosse stato mai...

Inizio folle. L’andare via per ricaricare le batterie, andare andare per non farsi mai beccare. Il senso di pace, prima ancora che di avventura, nel lasciarti dietro le città e i paesi e restare solo con la linea bianca della strada, il sole, le nuvole che vanno e vengono, e vaghi nomi di luoghi che hai già sentito da qualche parte. Pace, come tornare a fare quello che ti riesce meglio. Nuotare nel tuo elemento. Non farti prendere mai. Strade deserte come scollegate dalla realtà. Il destino che sembra lasciarti ai tuoi...

Il mio vicino è venuto a vivere qui poco più di un anno fa. Sarebbe difficile definirlo per certo, dal momento che non lo vedo quasi mai. La casa in cui abito è una di quelle vecchie costruzioni da semi-periferia australiana, quelle che spuntano come i funghi e se ti distrai per un paio di weekend poi te le ritrovi sotto il naso all’improvviso. Le pareti di carta, il pavimento pieno di fessure, una mano di pittura data di fretta da una mano inesperta a coprire tutto. La...

  Mi è venuto un pensiero l’altra notte, tra la quinta e la sesta birra. Mi è venuto da pensare che non dovremmo mai credere al nostro Presidente, al nostro Dio, al nostro Sistema di Rappresentanza, al nostro Idolo delle Masse, al nostro Grande Artista. Non per motivi ideologici, no, non per anarchie o ribellioni adolescenziali. Non dovremmo credergli perchè, anche se sono nostri, di noi non sanno niente. Non sanno una beata mazza di cosa ci passa per la testa una notte che non dormiamo, quando montiamo in macchina verso...

  Alla fine di tutte le strade del mondo mi troverai qui Mi troverai avvolto nei miei misteri insoluti, nelle mie sere pensierose mi troverai armato e nudo mi troverai Mi troverai qui dopo tanto vagare dopo tutte le strade ed avrai un cognome che li contiene tutti e così anch’io Mi troverai qui dove i tramonti sono senza importanza & bellissimi dove ogni notte barcolla dentro un’alba dove non esiste nessun dove Mi troverai qui ed io troverò te e se saremo fortunati abbastanza il mondo non ci avrà rubato tutto non ci avrà indurito troppo non avrà reso il nostro sonno solo otto ore di buio tra un dolore e l’altro Ma sarà rimasto qualche sogno come evaso fuggiasco ed in quel sogno continueremo ad...

  “Chi vive per troppo tempo in una grotta, disimpara a tacere” F. Nietzsche Al buio, le tue percezioni cambiano. E’ diverso da quando sei a letto e il sonno non viene. Qui senti la vita che scorre là fuori, le voci, i rumori della strada, hai perfino sentore del calore del sole. Il buio, allora, diventa solo tuo, una questione che devi risolverti da solo. E’ per questo che ti inventi dei pensieri che dal buio nascono, e forse lì finiscono. La maggior parte di noi finisce per vivere una vita...

  voglio farti sedere versartene uno e cominciare a leggere a voce alta e voglio farti capire che le mie non sono poesie di carta ma vivono e respirano usano mezzi pubblici stappano birre evitano di rispondere al telefono hanno tic e sogni e cantano sottovoce quando nessuno le ascolta le mie poesie hanno barba lunga e jeans sdruciti girano con occhi assonnati e dicono troppe cose tutte insieme fanno l’amore hanno malditesta e manie e quell’ombra di salvezza in mezzo alle loro urla da pazzo alle due del mattino le mie poesie nascono in qualche modo e qualche volta non muoiono ma restano lì, dietro il vetro a vedere la pioggia cadere il sole creare nuove forme e tenere a bada un...

Premetto subito che il titolo kerouachiano serve per l’effetto drammatico: in realtà non stavo viaggiando, nè tantomeno sono solitario. Oggi però, per una serie di cause, mi sono trovato in centro a Sydney, con tutto il sabato davanti a me e niente da fare, e così ho deciso di farmi un giretto manintasca, a vedere un po’ cosa mi ero perso. In centro vado, e anche spesso (considerando che vivo ad una quarantina di minuti di treno da lì, e che sono un pigro militante), ma quasi sempre di sera....

  Il primo ricordo è il mare. Ci restavo così tanto che la pelle mi diventava marrone. Mio nonno pensava che fossi africano. Mi guardava correre verso l’acqua e poi si buttava anche lui. Rideva. Mia nonna era al bar. Lo avevano aperto dopo la guerra, dopo che erano stati mandati via, in un paesino di montagna, per le bombe. Avevano patito la fame, mangiavano pane nero e tiravano avanti per giorni senza mettere niente sotto i denti. Quando gli americani alla fine arrivarono, con i carri armati e le...

In questo regno di sonni a metà parliamo una sola lingua fatta di parole che non conosciamo nelle quali crediamo fino a sera Abbiamo smesso, oltre quella porta, di essere persone adesso siamo solo anime in stand-by in attesa in attesa in attesa che un estraneo ci dica cosa succederà di tutte le cose che conosciamo E quando ci parlano di amore chiediamo solo cosa c’è per cena Quello che resta dal mondo di fuori sono foto troppo colorate erezioni improvvise e sedie vuote Anime in stand-by col destino portato da medici col viso indifferente come quello di dio Luci al neon, pillole, carrelli che passano e poi è di nuovo notte Alla fine realizzi che in questo regno dove le lacrime hanno ormai perso senso l’unica vera rivoluzione è un...